lunedì 16 gennaio 2012

pazzi, cavalli e città





SBB una volta, alle fine di uno spettacolo teatrale, diceva che Torino è proprio un paesone.
Non me la sono sentita di darle torto, anche perché in effetti che sia una città (ancora) provinciale è un'opinione abbastanza diffusa: io per esempio mi emoziono sempre quando al cinema proiettano un film girato qui (ultimo episodio: "l'industriale" visto sabato) o quando leggo su un giornale un articolo che ne parla.

In effetti l'ultimo episodio riguarda un disegno di Sonia Pulido,




che illustra un bell'articolo di Enrique Vila-Matas su "El País"dove si  parla di libri, di pazzi, di cavalli e della città: 

"la ciudad de Turín, que me había impresionado por su sobria belleza, racionalidad, armonía arquitectónica, arcadas inmemoriales, extrema seriedad. [...] En esa ciudad del norte de Italia tan contenida como elegante, en realidad bastante francesa por la larga sombra de los Saboya, me había llamado la atención también la serenidad de su vida cotidiana, que se intuía como un peligroso creador de imprevistos dislates o de sobrecogedores estallidos de locura como el de Friedrich Nietzsche cuando en diciembre de 1889 salió de su hotel y en la esquina de Via Cesare Battisti con Via Carlo Alberto se abrazó al cuello de un caballo que era castigado por su dueño y lloró".

l'articolo parla anche di Pavese, naturalmente, e  penso alle parole che N. Ginzburg dedica all'amico, e alla città in uno dei suoi libri che amo di più ("le piccole virtù"): 

"la nostra città, del resto, è malinconica per sua natura. Nelle mattine d'inverno, ha un suo particolare odore di stazione e di fuliggine, diffuso in tutte le strade e in tutti i viali: arrivando al mattino la troviamo grigia di nebbia, e ravviluppata  in quel suo odore. Filtra qualche volta, attraverso la nebbia, un sole fioco, che tinge di rosa e di lilla i muchi di neve, i rami spogli delle piante [...]. Se c'è un po' di sole, e risplende la cupola di vetro del Salone dell'Automobile, e il fiume scorre con un luccichìo verde sotto ai grandi ponti di pietra, la città può anche sembrare, per un attimo, ridente e ospitale: ma è un'impressione fuggevole. La natura natura essenziale della città è la malinconia,: il fiume, perdendosi in lontananza, svapora in un orizzonte di nebbie violacee, che fanno pensare al tramonto anche se è mezzogiorno: e in qualunque punto si respira quello stesso odore cupo e laborioso di fuliggine e si sente u fischio di treni".

Insomma, volevo postare un disegno e mi ritrovo a parlare di pazzi, cavalli e città: forse un giorno mi troveranno abbracciato a un cavallo in piazza carlo Alberto.









1 commento:

  1. che tenerezza questa abbraccio al cavallo. i tuoi disegni stanno prendendo personalità di giorno in giorno anzi, di pot in post... a proposito di cambiamenti :-)

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